Gnocco fritto, Culatello e mostarda di mela campanina: la rivisitazione di un classico

Le ricette di Daniele Reponi
2022-04-20

Celebrato, fra gli altri, da Giuseppe Maria Callegari, Giuseppe Verdi e Gabriele D’Annunzio, il culatello di Zibello è per moltissimi l’indiscusso re dei salumi. Rosso rubino con piccole venature bianche e un sapore dolce e delicato, si presta a essere gustato da solo, su una semplice fetta di pane caldo e anche in abbinamenti insoliti e apparentemente arditi.

Daniele Reponi ha realizzato tre ricette per esaltare il Culatello, in una escalation nella quale gli abbinamenti saranno sempre più insoliti, anche se non meno gustosi. Ecco la prima proposta venuta fuori dal cappello del mago, ma non vogliatecene se l’articolo davanti a “gnocco” sarà “il”: tradizione oblige!

 

Culatello e gnocco fritto (o torta fritta)

 

Ingredienti per “il” gnocco fritto

500 g di farina tipo 0 o tipo 1

100 ml di latte intero

50 g di strutto

150 ml di acqua gassata

Zucchero e sale, q. b.

3 g di lievito di birra (facoltativo)

Strutto per friggere, q. b.

 

Ingredienti per la farcitura

Due o tre fette di culatello tagliate sottili

Mostarda di mela campanina

 

Procedimento

Impastare tutti gli ingredienti fino a ottenere un composto liscio e omogeneo, quindi lasciare riposare la pasta per mezz’ora. Prelevare una parte dell’impasto, dargli la forma di una pallina e lavorarlo con un mattarello su un tagliere per ricavare una sfoglia non troppo sottile (dovrà avere uno spessore di circa 2 mm). Tagliare poi da quest’ultima delle losanghe di pasta da friggere.

Sciogliere lo strutto in un pentolino e portarlo a una temperatura di circa 200 °C. Friggere le losanghe di pasta avendo cura che si immergano nello strutto. Quando saranno dorate, scolarle.

Farcire “il” gnocco fritto con le fette di culatello e alcuni pezzetti di mostarda di mela campanina.

 

Quale vino in abbinamento?

Nulla si abbina meglio “al” gnocco di un lambrusco, vino che si sposa alla perfezione con i piatti tipici emiliani, ricchi di grassi e aromi. Tutta sua è, infatti, la capacità di sgrassare il palato. Quando poi chi lo crea si definisce “produttore di felicità”, il gioco è fatto.

Otello, delle Cantine Ceci, ha alle sue spalle una tradizione che risale al 1938, quando nella trattoria del nonno - Otello, appunto -, una delle più note e reputate della zona (la Bassa parmense), si gustavano i piatti della tradizione accompagnati da un bicchiere di lambrusco che l’oste produceva. Da allora, prima i figli e poi i nipoti hanno portato avanti la passione del nonno, creando un’azienda che esporta in tutto il mondo.

Di colore rosso rubino intenso, con una ricca e persistente spuma violacea, e un bouquet di frutti rossi e spezie, Otello è perfetto per questa ricetta che si ispira alla tradizione, ma ha in sé un tocco di originalità e freschezza. 

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